Tuesday, May 4, 2010
Repòs
S'ha acabat un període intens de viatges i bolos, ara ens podem prendre un temps de reflexió de cara a la residència de creació a Pontós...Per això, he recopilat alguns apunts d'un diari que escric amb italià.
Alcune questioni relazionate al mio lavoro personale:
1. differenza tra sport e danza
Sport e danza sono due parole diverse che esistono per permettere l’espressione verbale di due concetti diversi. Se li metto a confronto qui è perché il mio progetto, ‘Unter der schönen Haut’, è un lavoro coreografico che si basa sui movimenti estrapolati dal gioco del calcio – che è una disciplina sportiva – e che si rappresenta in teatro, dentro il contesto di una rappresentazione di danza.
Sport e danza hanno in comune l’uso dell’energia corporale per assolire un obiettivo, però hanno obiettivo diverso. Lo sport mira a raggiungere una meta e a superare un limite, dove uno riesce e gli altri no – per questo uno vince e gli altri perdono...o uno vince superando il suo propio limite – mentre la danza ha come obiettivo sé stessa, la pienezza del suo sviluppo e la manifestazione ad occhi esterni che non la conoscano. La danza puó essere un dono, un rituale o un regalo; è una rappresentazione.
Quindi, lo sport è una attività che trova motivazione in chi la sta mettendo in pratica per lui solo, o per un gruppo solo, o per due gruppi uno contro l’altro: qui il pubblico – cioè lo sguardo esterno – , se esiste, è un elemento aggiunto, che arricchisce l’esperienza umana però del quale si puó prescindere. Nel momento in cui c’è un pubblico, sport e danza sono entrambi un intrattenimento, come possono essere il teatro di prosa, l’opera, il cinema o la televisione.
2. il concetto di spazio ed il concetto di durata nello sport e nella danza
Lo spazio è un concetto che, in entrambi i campi semantici, puó indicare di essere infinito o finito. Durata, invece, è un concetto che indica una parte di tempo finita tra due punti, con un inizio ed una fine. Nel diario di Composició III dell’anno accademico 2008-09, avevo appuntato la seguente equazione: movimento:spazio=composizione:tempo. Lo spazio è dunque un supporto, uno strumento fisico nel quale esiste e si concepisce il movimento; la durata, invece, è una forma che si incide nel tempo definendo un inizio, una fine ed una gestione dell’intervallo di tempo, che puó essere definita come una composizione.
Ciò che cambia tra le due discipline, ancora una volta, è la finalità, l’obiettivo, dunque il perché si sceglie di intraprendere un certo cammino. Lo spazio e la durata nello sport sono le due variabili che permettono la realizzazione dell’obiettivo, che è competitivo, e che secondo il tipo di sport è determinato dall’occupazione di piú o meno spazio o dall’occupazione di piú o meno tempo. Lo spazio e la durata della danza sono variabili che permetto la manifestazione della danza stessa, in quanto azione fisica di uno o piú soggetti che si realizza in un luogo durante un intervallo di tempo.
3. differenza tra ritmica e metrica
Spazio, tempo e ritmo sono relazionati. Il ritmo appartiene ad un unico elemento della composizione e a tutti gli elementi nel loro insieme, nello stesso momento; appartiene tanto allo spazio come al tempo, è nei piedi come nei capelli, nel momento presente come nel momento passato e nel momento futuro. Il ritmo è la misura dell’ordine ed è una variabile comune, nel senso che puó essere scritta, determinata e trasmessa.
La metrica, prendendo spunto dalla prassi in poesia, è il posizionamento degli accenti, della respirazione, dei tempi forti e debili in un insieme che comporta già di per sé un ritmo. Dato un ritmo uguale, esiste una lettura degli spazi e delle distribuzioni sonore diversa. L’accento metrico puó essere posto laddove si voglia, giacché è una lettura interpretativa della partitura (tanto di suoni come di movimenti) ed è per questo che la lettura metrica è una lettura creativa: interpretazione e creazione vanno a braccetto.
Se penso alla vita nel suo insieme piú generale, il ritmo - il ritmo della natura o di una persona - è qualcosa di visibile e manifesto, comune tra diverse persone; il fenomeno metrico invece è unico come ogni persona, è legato al linguaggio (verbale e corporale), alla cultura, quindi alla personalità, voglia o no la persona averne…ogni persona è un metro, una misura d’interpretazione del ritmo.
4. quando un corpo è tecnicamente espressivo?
Non so se ho mai pensato prima nell’idea di ‘tecnicamente espressivo’... Credo che un corpo è espressivo di per sé, e la sua espressività si puó lavorare, calcolare e calibrare durante una azione scenica, cioè in un luogo determinato e davanti a un pubblico. Il lavoro che si fa con il corpo e la mente, cioè con l’energia dell’interprete, è basato su di una o piú tecniche. Immagino dunque che la definizione di un corpo tecnicamente espressivo significhi la visione di corpo di un interprete in scena che manifesta aver assimilato e messo in pratica la tecnica studiata, e che questa tecnica, per mezzo del corpo (o energia corporale) dell’interprete, si traduca in espressività.
5. la mente che utilizzo quando metto in pratica una tecnica e la mente che utilizzo quando ballo una composizione è la stessa?
No, si tratta di due momenti diversi della mente, sempre che si intenda che il momento di ballare una composizione, sia o no in un momento di studio, si realizza come se ci fosse un pubblico che osserva (cioè interpretare mostrando). La mente che utilizzo quando metto in pratica una tecnica, o quando realizzo esercizi, ripeto e rifletto sulle mie reazioni mentali e corporali in relazione ad una tecnica, è la mente che pratica un momento di studio pre-espressivo – utilizzando una terminologia di antropologia teatrale –. Invece, la mente che utilizzo quando ballo una coreografia è concentrata nell’espressività, al fine di mostrare una composizione artistica che ha un inizio, uno sviluppo ed una fine, ad un pubblico che osserva e che probabilmente vuole capire. La mente si situa qui in un ambito espressivo, cioè che esternalizza, che manifesta, che condivide l’esperienza.
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